I luoghi comuni della psicologia: e tu, cosa ne pensi?

psychology-544405_1280Lavoro in questo ambito ormai da svariati anni e, quotidianamente, mi ritrovo a dover fare i conti con una cultura (quella italiana) che ad oggi, nel 2015, ancora sembra non essere “pronta” per la psicologia.

Da dove deriva il problema? da un retaggio storico e culturale arcaico ma ancora presente? da una mancanza di informazione su cosa sia la psicologia veramente e su come operino i professionisti del settore? da un ordine (quello degli psicologi) non in grado di sostenere e diffondere una cultura psicologica “corretta”? dai singoli professionisti che ancora oggi non sono in grado di affermarsi e affermare le loro competenze? da una confusione generalizzata che accompagna la definizione sociale dei diversi ruoli propri degli psicologi, psichiatri e psicoterapeuti?

Forse tutto questo e molto di più…

Ma sicuramente in questo quadro (quello della psicologia) disegnato in modo confuso ed ambiguo, sono ancora tanti i luoghi comuni (o sarebbe meglio chiamarli pregiudizi?) che accompagnano questa figura.

Da tempo pensavo di scrivere un articolo a riguardo ma poi mi sono ritrovata a leggere quello di un collega, il Dott. Gallucci, che tratta proprio questo tema in modo chiaro e semplice.

Ve ne riporto una parte, ringraziando il collega per il prezioso contributo:

Provo allora a sfatare alcuni dei falsi miti che girano sul mio lavoro, a cui molti ancora credono.

#1 Lo psicologo cura i matti/Non sono mica matto!
Dietro a questa errata convinzione c’è un retaggio culturale duro a morire che fatica a distinguere tra medico psichiatra e psicologo, e soprattutto c’è la convinzione che lo psicologo si occupi soltanto delle forme di psicopatologia grave.
In realtà, i problemi psicologici fanno parte della vita di tutti, sono molto comuni e diffusi, spesso sottovalutati. Essere “matti” è invece un’esperienza estrema, che appartiene all’ambito delle psicosi (ne è l’esempio più noto la schizofrenia, per intenderci).
La maggior parte delle persone che seguo per esempio cercano aiuto per preoccupazioni di tutti i giorni: problemi relazionali, conflitti di coppia,”blocchi” di varia natura, emozioni (rabbia, paura, tristezza) che non si riescono a comprendere, genitori in difficoltà con i figli, situazioni sospese con delle persone del presente o del passato che non si riescono a chiudere, stress da lavoro, questioni legate all’orientamento sessuale.
Spesso ho a che fare con persone che si rivolgono a me in momenti particolarmente difficili della loro vita, come quando bisogna affrontare cancro e lutto.

#2 Lo psicologo dà consigli
Dire cosa fare o come vivere la propria vita non fa parte del mio lavoro, è un compito che lascio volentieri ai guru di vario tipo che trovate facilmente in giro.
Ma se non dà consigli, cosa ci sta a fare?
Lo scopo di un percorso psicologico è di aiutare la persona che chiede aiuto a camminare con le proprie gambe.
Se una persona viene da me parlandomi di una relazione difficile con il partner, il mio lavoro non sarà certo decidere se debba separarsi o meno. Si tratterà piuttosto di esplorare le emozioni con cui quella persona vive il suo rapporto, le sue paure, il modo in cui si vede etc. Ed è questa esplorazione emotiva che darà alla persona nuovi strumenti per comprendere i suoi bisogni e vissuti e per giungere a una decisione, che in ogni caso sarà solo sua.
Lo psicologo, infatti, non risolve i problemi come fossero fastidi da togliere o con risposte preconfezionate, ma aiuta la persona a ritrovare le proprie risorse personali per cambiare in autonomia e in meglio la propria condizione.

Sigmund_Freud_1926#3 Nello studio dello psicologo ci deve essere un lettino
Spesso l’aspettativa di chi arriva per la prima volta in studio è di trovarsi un lettino su cui può stendersi e raccontarsi, mentre lo psicologo rimane alle sue spalle in silenzio.
In realtà, la maggior parte dei trattamenti psicologici e psicoterapeutici prevede che psicologo e paziente siano uno di fronte all’altro, seduti su poltrone o, come faccio io, su sedie con in mezzo una scrivania.
E’ solo un tipo di intervento, la psicoanalisi, che prevede l’uso del lettino nel setting psicologico. Come diceva Woody Allen: “La psicoanalisi è un mito tenuto vivo dall’industria dei divani”.

#4 Lo psicologo, in fondo, è un po’ matto anche lui
Beh, guardando alcuni colleghi in effetti anche io a volte ho questa impressione…
A parte la battuta, lo psicologo, durante il suo lungo percorso di formazione, viene formato anche per evitare il contagio emotivo e per mantenere la giusta distanza con i problemi del paziente, in modo da poter svolgere il suo lavoro in maniera efficace.
Affrontare la sofferenza umana è un lavoro potenzialmente “tossico”, come tutti quelli che hanno a che fare con la relazione e la cura delle persone (medici, infermieri, insegnanti, educatori, ecc): per questo bisogna essere consapevoli dei rischi a cui si va incontro.
Jung, rifacendosi al mito greco di Chirone, parlava del terapeuta come guaritore ferito, consapevole delle proprie vulnerabilità e per questo capace di prendersene cura prima di tutto lui stesso, e poi di quelle del paziente.
Lo psicologo è un essere umano come tutti, con i suoi momenti di difficoltà. È anche per questo che, quando è necessario, va in supervisione, cioè effettua dei colloqui con un altro collega esperto, che servono a tutelare se stesso e i suoi pazienti.

#5 Costa tanto
Rivolgersi ad un professionista ha un prezzo, che si tratti di un architetto, di un dentista o di uno psicologo. Anche se è un lavoro di aiuto agli altri, resta sempre un lavoro, non è volontariato.
Rivolgersi ad uno psicologo è un investimento sul proprio benessere, sia fisico sia psicologico, che ha un costo, anche se difficilmente quantificabile e tangibile.
Detta in altro modo bisognerebbe chiedersi: “Quanto costa non essere sereni psicologicamente?”

#6 Ci vogliano anni di terapia
Dipende. Spesso si crede che un percorso psicologico debba per forza durare degli anni, ma non è necessariamente così. La durata non può essere definita a priori, a volte possono bastare anche pochi colloqui.
Tutto dipende dall’entità del problema e dalla metodologia di lavoro adottata.
Esistono per esempio da diverso tempo le psicoterapie brevi, che si focalizzano su un problema specifico cercando di risolverlo in tempi limitati (si parla di mesi, non di anni). Una volta raggiunti gli obiettivi di risoluzione del sintomo per esempio, si valuta insieme alla persona se continuare a lavorare andando più in profondità sulle questioni emerse, oppure interrompere il percorso terapeutico.
Non ci sono vincoli o imposizioni perchè insieme al terapeuta si co-costruisce il percorso da intraprendere.

Eh lo so, è un mondo difficile. Lo psicologo può solo offrire garanzie sulla sua formazione professionale, competenza e sul suo impegno ad aiutarvi, iniziando a imparare ad accettare la vita anche senza garanzie.

road-sign-464646_1280#7 A me non serve aiuto, ce la faccio da solo
Se si rompe il tubo del lavandino, posso inizialmente provare a ripararlo da solo, ma se mi rendo conto che il problema è più serio del previsto, dovrò inevitabilmente chiamare un idraulico.
Spesso il gesto di chiedere aiuto viene considerato un atto di debolezza, ma è inevitabile che prima o poi nel corso della vita capiti di aver bisogno di un’altra persona.
Rivolgersi ad un psicologo quando si vive un malessere è invece un atto di coraggio e di responsabilità prima di tutto verso se stessi. Ed è il primo passo per poter stare meglio.
Ci vuole molta più forza, consapevolezza e coraggio nello scegliere di affrontare le proprie difficoltà e mettersi in gioco avvalendosi di un professionista della salute mentale, che far finta di nulla e nascondere la testa sotto la sabbia.

Se il “fai da te” non funziona, i problemi psicologici corrono il rischio di diventare cronici, condizionando pesantemente la vita quotidiana, magari continuando a sperare che col tempo le cose possano migliorare. L’illusione di poter risolvere tutto da soli è uno dei principali motivi di aggravamento dei sintomi e delle problematiche.
In linea generale abbiamo sempre bisogno degli altri, perchè siamo per natura animali sociali, e in determinati momenti della vita può essere necessario che questi altri siano persone qualificate e competenti.

#8 Mi bastano i miei amici/I panni sporchi si lavano in famiglia
Molte ricerche hanno ormai dimostrato che avere una buona rete di relazioni è uno dei migliori fattori di protezione contro i problemi emotivi e psicologici. Il ruolo di amici e parenti è indiscusso: forniscono sicurezza e sostegno, offrono occasioni di svago, diminuiscono il senso di solitudine.
Tutti aspetti molto importanti, ma spesso non sono sufficienti.
Se stiamo tanto male fisicamente gli amici possono condurci in ospedale, ma non curarci.
Il coinvolgimento emotivo di un amico poi è inevitabile e genera giudizi soggettivi (se non interessati).
Il lavoro con uno psicologo è invece ben diverso, quello di iniziare a guardare se stessi da un altro punto di vista, con una persona diversa da noi stessi che abbia un’altra prospettiva, esperta e professionale.

#9 Come può il semplice parlare con uno sconosciuto aiutarmi a risolvere le mie difficoltà?
Le conoscenze e competenze che lo psicologo utilizza non sono paragonabili al semplice chiacchierare o a uno sfogo momentaneo.
Il lavoro dello psicologo consiste nel favorire un cambiamento a livello psichico e comportamentale, attraverso degli strumenti specifici, come la relazione, l’ascolto attivo e la parola, per entrare in sintonia e comprendere il paziente, capire le cause ed i motivi profondi del malessere psicologico e favorire maggiore consapevolezza che possano portare alla crescita personale.

E voi cosa ne pensate? quanti di questi luoghi comuni hanno invaso, o invadono, la vostra mente?
Che idea avete dello psicologo o dello psicoterapeuta?

Informazioni su Dott.ssa Chiara Illiano

Psicologa, psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica. Coordinatrice Area Psicologica Associazione Hikikomori Italia per il Lazio Formatrice e docente.
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8 risposte a I luoghi comuni della psicologia: e tu, cosa ne pensi?

  1. psicologoinascolto ha detto:

    Gentile Dott.ssa Chiara Illiano, credo che l’articolo da Lei pubblicato su questo blog, sia molto interessante ed offra ottimi spunti di riflessione, sia per gli addetti ai lavori che per coloro che si occupano di altro.
    Come psicologa e psicoterapeuta in formazione, posso affermare che, come liberi professionisti, ci troviamo spesso a dover abbattere una serie di pregiudizi…
    Pregiudizi che l’articolo del Dott. Gallucci, da lei citato, esemplifica alla perfezione.
    Credo che le false credenze sugli psicologi e sugli psicoterapeuti, nascano da una scarsa conoscenza della grossa preparazione e dei lunghi anni di formazione che l’esercizio della professione richiede….per non parlare del continuo aggiornamento…
    Ritengo che “l’ascolto attento” prestato da uno psicologo o da uno psicoterapeuta, venga spesso sottovalutato e troppo spesso confuso con quello che può essere offerto da un amico, da un familiare, da un sacerdote, o da chiunque ci troviamo di fronte, altrettanto importanti si, ma ad un livello diverso.
    Credo sia fondamentale restituire “dignità alla Professione di Psicologo e di Psicoterapeuta” e promuovere una campagna di sensibilizzazione, sull’importanza delle professioni d’aiuto e sulla professionalità che richiedono.

    Dott.ssa Francesca Galletti

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    • Gentile collega,
      la ringrazio per il suo commento e si, sono d’accordo in pieno con lei!
      e noi dobbiamo essere i primi a portare avanti questa campagna di informazione…in modo chiaro, semplice e anche ironico, come fa il collega Gallucci!
      le mando un caro saluto,
      Chiara

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  2. alepontis ha detto:

    L’ha ribloggato su alepontise ha commentato:
    Adoro questo articolo!

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  3. wwayne ha detto:

    Ho recensito un film che riflette proprio sulla stupidità dei pregiudizi (anche se di tipo diverso): https://wwayne.wordpress.com/2015/01/22/mettiti-nei-miei-panni/. Che ne pensa?

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  4. Pingback: Cambiare rimanendo se stessi… | Dott.ssa Chiara Illiano

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