Il fantastico mondo della comunicazione umana…come uscirne vivi (e magari soddisfatti)!

question-679997_1280“ma no, ma non è quello che intendevo io!”,“tu non hai capito!”, “possibile che devi sempre fraintendere le mie parole?”

Quante volte ci siamo trovati a dire o a sentirci dire queste frasi? Quante volte ci siamo trovati ad essere certi di ciò che dicevamo e del modo in cui lo dicevamo per poi renderci conto che il tutto veniva frainteso? Quante volte ancora ci siamo sentiti impotenti di fronte ad una comunicazione, come se stessimo parlando con un muro ?

L’altro giorno un’amica mi ha scritto “Chiara, perché spesso si crede di essere chiari nell’esprimere un pensiero/stato d’animo (a volte perfino ovvi), mentre l’interlocutore proprio non ci arriva?”

Ecco, benvenuti nel fantastico (a volte neanche tanto) mondo della comunicazione interpersonale!

Ho deciso di dedicare una serie di articoli al tema della comunicazione che, essendo argomento vasto, non era possibile racchiudere in un unico post. Iniziamo da questo…

Innanzitutto togliamoci dalla testa che sia l’altro a non arrivarci…o meglio, non diciamoglielo! Il primo errore da non fare è proprio questo: accusare l’altro apertamente di non aver capito, di aver frainteso o di non arrivarci. Anche se magari può essere vero, lo mettiamo subito in una posizione “difensiva” che fa scattare la sua reazione negativa e, nel migliore dei casi, fa chiudere la conversazione. Iniziamo poi a considerare il fatto che forse noi non abbiamo espresso il concetto in modo chiaro, congruente e comprensibile e aggiungiamo “forse non mi sono spiegato/a bene…”. Questa ultima frase, apparentemente semplice e banale, rasserena gli animi e permette di continuare il discorso e, eventualmente, di chiarificare la nostra posizione.

Ma andiamo con ordine…che cos’è la comunicazione?

wordcloud-679949_1280La comunicazione è un interscambio dinamico con invio e ricezione di informazioni, pensieri, atteggiamenti, condivisione e costruzione di significati tra un emittente (colui che invia il messaggio) ed un ricevente (il “bersaglio” della comunicazione). I mezzi di comunicazione sono tanti: il linguaggio, la scrittura, il disegno e le immagini. Tutti viviamo ricevendo ed elaborando costantemente informazioni che derivano sia dall’apparato percettivo che dagli scambi interpersonali. Le nostre relazioni dipendono principalmente dalla nostra capacità di comunicare in modo efficace. Una buona comunicazione, infatti, migliora qualità della sfera sociale ma anche quella individuale (benessere).  In sintesi:

  • Imparare a comunicare per vivere meglio con se stessi e con il prossimo
  • La comunicazione è un fenomeno complesso rispetto a quanto può sembrare apparentemente
  • La comunicazione efficace è un apprendimento: tutti possiamo imparare

 

La comunicazione è quindi uno scambio interpersonale (transazioni) di parole, atteggiamenti e comportamenti. Questo ultimo concetto è fondamentale in quanto ci introduce in un ambito particolarmente delicato dell’argomento: la comunicazione non è solo ciò che si dice ma anche COME lo si dice.

Uno dei principali studiosi ed autori che si sono occupati di comunicazione è Paul Watzlawick che, nel suo libro “la pragmatica della comunicazione umana”, ne illustra i 4 principali assiomi. E’ un argomento molto vasto, affascinante ma a tratti complesso per cui evito di scendere nel particolare, sebbene credo sia indispensabile esporre almeno i primi due assiomi:

  1. Non si può non comunicare. Siamo per strada, incontriamo una personache non vediamo e non sentiamo da tempo…ci avviciniamo e la salutiamo…questa, senza proferire parola, si gira e se ne va. Cosa ci ritroviamo a pensare? Questa persona non ha espresso una comunicazione verbale ma, nonostante ciò, noi come ci sentiamo? Probabilmente dubbiosi, frustrati, magari arrabbiati…che cosa le ho fatto? Perché ce l’ha con me? sono forse le domande più frequenti che ci vengono in mente in una situazione simile….e tutto ciò senza che lui/lei abbia detto nulla! Questo esempio ci aiuta a capire il primo assioma della comunicazione umana: non si può non comunicare! Anche se una persona sta in silenzio in qualche modo sta comunicando e, in questo caso, ci sta comunicando un rifiuto ad interagire con noi.
  2. Ogni comunicazione veicola un messaggio di contenuto e di relazione. Il contenuto si riferisce al “cosa” viene detto, la relazione al “come” viene detto. Vi invito a fare un esperimento: andate da un vostro amico, da un collega o da un conoscente e, con aria disgustata, affermate che ciò che indossa è stupendo! Secondo voi questa persona come prenderà la vostra affermazione? Come un complimento o come una critica?

Questi due assiomi ci conducono all’interno delle varie forme di comunicazione: verbale, non verbale e paraverbale.

pair-707506_1280Senza citare dati statistici che a volte parlando di un 20 o un 30%, gli studiosi della comunicazione umana concordano sul fatto che la comunicazione verbale, ossia quella fatta di parole (il contenuto per usare il termine di Watzlawick), influenza al minimo la relazione comunicativa tra due persone, mentre sono quella non verbale e paraverbale a “comandare”. Con il termine “non verbale” ci si riferisce a allo sguardo, alla mimica, ai gesti, alla postura ed alla prossemica (distanza interpersonale); mentre con l’accezione “paraverbale” si intendono il tono della voce, il ritmo, l’intensità, l’enfasi, le pause ed i silenzi. Facciamo un esempio che sicuramente sarà capitato a tutti: chiediamo un’indicazione stradale e ci viene risposto “in fondo alla strada a destra”, mentre il braccio indica sinistra…dove andremo? Nella quasi totalità dei casi a sinistra: la comunicazione non verbale vince su quella verbale!

La comunicazione quindi è RELAZIONE! Non solo perché si svolge tra due o più interlocutori che si scambiano feedback a vicenda , ma anche perché (vedi secondo assioma) contiene messaggi non verbali e paraverbali che vanno ad influenzare la relazione tra due persone!

Tornando alla domanda della mia amica: perché quindi non riusciamo a comunicare in modo efficace? Perché probabilmente siamo invasi da emozioni che vanno ad inficiare la nostra comunicazione non verbale e paraverbale! Pensiamo ad un litigio tra innamorati…inizia da un argomento forse banale per poi arrivare a toccare i massimi sistemi: tu non mi capisci mai! Tu mi trascuri sempre! Sei sempre lo/a stesso/a! Non si può mai fare affidamento su di te! e magari si parlava “solo” del dentifricio  spremuto dal centro e non dalla fine… Cosa è andato storto in questa comunicazione?

Beh solo su questo esempio potrei scriverci un trattato…ma qualcuno lo ha già fatto prima di me!

Gli ingredienti da considerare però sono tanti, il primo lo abbiamo già visto: le varie forme di comunicazione! Forse il tono, il ritmo, i gesti, lo sguardo, comunicavano altro rispetto al “banale”messaggio sul dentifricio. Ma anche lo stesso contenuto. Pensiamo a quanto sia diverso dire “il dentifricio va spremuto dalla fine!” oppure “possibile che tu debba sempre spremere il dentifricio dal centro?!” rispetto a “vorrei che tu spremessi il dentifricio dalla fine” oppure “è importante per me che il dentifricio sia spremuto dalla fine”. Lo so, questi esempi riferiti al dentifricio fanno sorridere anche me ma prendeteli per quello che sono: un esempio! Un esempio che si riconduce alla teoria del “messaggio io vs messaggio tu”: la comunicazione più efficace è quella che non usa “messaggi tu” (sei sempre lo stesso! Tu non mi capisci! Etc…) ma “messaggi io” (mi sento a disagio quando…mi sento triste quando…), ossia messaggi che non accusano l’altro ma gli fanno comprendere realmente quanto determinate azioni possano far stare male, possano avere ripercussioni negative sull’interlocutore.

Ma gli ingredienti di una buona comunicazione sono tanti altri ed il fatto che il nostro messaggio non venga compreso non può limitarsi solo a quanto esposto qui sopra. A tal proposito vi rimando al prossimo articolo per approfondire gli altri ma nel frattempo vi chiedo: quanto curate lo vostra comunicazione verbale, non verbale e paraverbale?

Informazioni su Dott.ssa Chiara Illiano

Psicologa, psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica. Coordinatrice Area Psicologica Associazione Hikikomori Italia per il Lazio Formatrice e docente.
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6 risposte a Il fantastico mondo della comunicazione umana…come uscirne vivi (e magari soddisfatti)!

  1. nickmurdaca ha detto:

    Ciao, Dott.ssa! Sarebbe da pre-domandarsi: “Ho cura della mia comunicazione?”…
    Ho conosciuto Watzlawick attraverso Nardone, e il loro libro “L’arte del cambiamento”: un pensiero e un lavoro rivoluzionario. Proprio nel mio ultimo post, ho scritto dei problemi che ho avuto specie in passato, causati dalla fretta di parlare come dalla incapacità di ascoltare (cosa che nel tempo ho scoperto siano due facce delle stessa medaglia). Il tuo articolo è davvero illuminante e non vedo l’ora di leggere i prossimi! 🙂
    Un abbraccio, Nick

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    • ciao Nick! hai proprio ragione: ho cura della mia comunicazione è la prima domanda da farsi!!! e sull’incapacità di ascoltare beh che dire? non mi anticipare il contenuto del prossimo articolo 😀
      scherzo ovviamente, grazie mille per il tuo commento e per i tuoi complimenti!
      ti auguro un buon pomeriggio e alla prossima,
      Chiara

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  2. Gli elementi e gli spunti di discussione sono tanti, forse troppi, ma è bene che sia così, altrimenti verrebbe meno il concetto di scambio cui tu stesso fai riferimento. A proposito di questo e dei significati del messaggio, ti propongo una suggestione. Il termine “cane” non ha 4 zampe, quindi non è un quadrupede; non abbaia; eppure, nell’usarlo, ci capiamo. Di fatto, la comunicazione è spesso uno scambio indiretto, condizionato dal punto di vista dell’osservatore. Il “cane” che io ho in mente è diverso dal tuo. Fai bene a riportare gli assiomi di Watzlawick. Spesso non riusciamo a trasferire ad altri le nostre rappresentazioni mentali a causa della cosiddetta “punteggiatura di sequenza”. A dice a B: – Io urlo perché tu mi hai offeso!-. B risponde: – Io ti ho offeso perché tu urlavi!- e così via.

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    • grazie Francesco, come già detto su Fb mi hai dato ottimi spunti di riflessione e ho deciso di aggiungere a questa serie di articoli anche uno dedicato proprio al terzo assioma della comunicazione: la punteggiatura che forse, come giustamente hai affermato tu, è quello che “fa la differenza”!

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