Comunicazione e relazioni: come iniziare a “costruirsi” una vita felice o almeno non rovinarsela per sempre!

Nello scorso articolo abbiamo parlato dell’importanza dell’ascolto e del pericolo insito dietro la formazione di pregiudizi e stereotipi. Abbiamo accennato al potere dell’ etichetta. Ma che cos’è nello specifico?

modifiche-di-vendita-con-trama_23-2147503621La teoria dell’etichettamento (Labelling Theory) è una teoria sociologica nata nell’ambito della devianza che può essere però estesa ad una pluralità di situazioni. Tale teoria afferma il potere di un etichetta (es quella di “criminale”) che porterebbe la persona ad agire assumendosi il ruolo che gli è stato assegnato.

Quanti genitori avete sentito pronunciare le seguenti frasi? Sei tutto tuo padre – mio figlio è come il nonno – non è come il fratello che è un angelo…queste forse non sono etichette?  Sicuramente il genitore, fattasi questa idea, si comporterà con lui cercando tutte le variabili che in grado di confermare la sua ipotesi. Come dovrebbe comportarsi (o non comportarsi) di conseguenza  il bambino di turno? Esattamente come viene “suggerito” implicitamente dalla madre, dal padre, dalla nonna, dal nonno etc…

argument-238529_1280Estendiamo il tutto alle relazioni sentimentali: quante volte,  in riferimento al nostro/a compagno/a, facciamo attribuzioni assolutistiche (es “la mia ragazza è noiosa”, “il mio ragazzo non si prende mai delle responsabilità”)? Oltre al fatto che tali tipi di affermazioni generano incomprensioni ed aumentano i conflitti, attribuiscono un’etichetta da cui è difficile scappare! Possibile che la tua ragazza sia SEMPRE noiosa o il tuo ragazzo non si prenda MAI una responsabilità? E se tu dovessi trovarti in una relazione in cui ogni tot ti viene detto che sei svogliato, irresponsabile, noioso etc…alla fine come reagiresti? Avresti voglia di essere meno svogliato, più responsabile etc…? Io direi di no…probabilmente la reazione più diffusa sarebbe “sai che ti dico? Sono noioso, irresponsabile, svogliato…tanti saluti!”

Ricordiamoci sempre che in ogni rapporto le responsabilità sono reciproche (altrimenti ci troveremmo di fronte ad una esclusiva e meravigliosa relazione con noi stessi) e quindi proviamo a chiederci “perché quella persona si comporta così a volte?”

Ma non finisce qui…a questo concetto è strettamente collegato quello di “profezia che si autoavvera”, tanto caro a noi psicoterapeuti strategici.

Usando le parole di Nardone e Watzlawick (1999):

“effetti immaginati producono cause concrete; il futuro (non il passato) determina il presente; la profezia dell’evento porta al realizzarsi della profezia”

Le basi del costrutto della “profezia che si autoavvera (o autodetermina)” possono essere ritrovate nello studio di Russel A. Jones del 1974 sugli effetti fisiologici, psicologici e sociali delle aspettative. Ciò che l’uomo si anticipa, infatti, risulta avere un peso fondamentale in ciò che accadrà dopo: l’uomo costruisce la realtà che poi subisce. Si può definire la profezia che si autodetermina come

 “una supposizione o predizione che, per il solo fatto di essere stata ipotizzata, fa realizzare l’avvenimento aspettato o predetto, confermando in tal modo, ricorsivamente, la propria esattezza.” (Nardone, Watzlawick, 1997)

L’anticipare qualcosa che ci spaventa e di cui abbiamo paura ci condurrà ad assumere atteggiamenti in grado di confermare le ipotesi fatte, mentre il riuscire, mediante piccole esperienze concrete, a sperimentare prospettive diverse e nuovi modi di agire, ci permetterà di attuare dei cambiamenti nell’intero sistema percettivo-reattivo (ossia di percezione di ciò che ci accade e conseguente reazione comportamentale).

Facciamo un esempio: dobbiamo andare ad una festa in cui non conosciamo nessuno, alcuni di noi (quelli più estroversi) saranno contenti perché potrà essere un ambiente in cui fare nuove amicizie! Altri di noi invece (quelli più timidi e introversi) si sentiranno probabilmente a disagio e, almeno all’inizio, saranno intimoriti dalla situazione, osserveranno i presenti con espressione seria, staranno in disparte e diranno solo qualche parola. A livello di pensiero, quelli introversi saranno convinti che non sarà una grande serata e, in casi estremi, forse arriveranno a pensare che nessuno li troverà piacevoli, interessanti e simpatici.

Ora mettiamoci dall’altra parte della “barricata”: facciamo parte di un gruppo di amici e quella sera uno di loro afferma che porterà una sua amica/suo amico. Prima situazione: la persona entra sorridente, a testa alta, saluta tutti e si presenta stringendo la mano con fare deciso. Seconda situazione: la persona entra seria, a testa bassa, si mette in un angolino e non parla con nessuno. Quali sono le vostre prime impressioni? Su, di getto! Chi è che vi susciterà maggiore simpatia? Con chi avete voglia di scambiare due chiacchiere? Personalmente, e non credo di essere l’unica, con la prima! Ma forse la seconda è l’introverso di cui abbiamo parlato poco sopra…

Cosa è accaduto? Che il pensiero di quella persona (non piacerò a nessuno, nessuno mi troverà interessante) ha determinato la sua azione (testa bassa, volto serio) che, di conseguenza, ha influenzato la percezione e la reazione degli altri: la profezia che si era fatta “passerò una serata pessima/nessuno mi considererà” si è assolutamente verificata! Ma di chi sarà la responsabilità?

Un altro esempio della profezia che si autoavvera è la storia del martello di Watzlawick (2009):

nails-37063_1280  Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non il martello. Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. A questo punto gli sorge un dubbio: e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. E perché? Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui solo perché possiede un martello. Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e, prima ancora che questo abbia il tempo di dirgli “buon giorno”, gli grida: “si tenga pure il suo martello, villano!”. 

Come potrà reagire a questo il vicino ignaro e all’oscuro di tutto? La profezia dell’evento temuto ha portato alla realizzazione della stessa profezia!

Abbiamo visto il potere negativo dell’etichettamento e della profezia che si autoavvera…ma visto che ogni cosa ha un suo contrario, non posso che sostenere l’importanza di creare profezie positive per la propria vita ed il proprio benessere.

Come affermato da Nardone:

Ognuno di noi vive di inevitabili autoinganni, ciò che fa la differenza sta in quale direzioni questi siano orientati.

L’innamoramento non è forse un autoinganno? “L’amore: il più sublime degli autoinganni, ci innamoriamo di quello che noi ‘vediamo’ nell’altro” (Nardone, 2007).

silhouettes-141366_1280Allora usiamo questi autoinganni per renderci felici e per rendere le nostre comunicazioni e relazioni positive, facciamo in modo che ci diano qualcosa di bello, che ci facciano stare bene…non aspettiamoci che andrà tutto male perché è questo che succederà! Le esperienze passate ci hanno segnato, a volte tanto, hanno creato ferite che sovente continuano a farsi sentire…ma il futuro dipende anche da noi e dalle attese che ci facciamo. Non vi sto parlando del famoso “pensiero positivo”, utopico, idealizzato e assolutamente fuori dalla realtà! Ma, rimanendo con i piedi per terra, impariamo a vedere “il bicchiere mezzo pieno”, impariamo a contare su noi stessi e a non aspettarci nulla dagli altri, cominciamo ad osservare gli altri e noi stessi in modo più “distaccato”…solo il tempo ci dirà perché in fin dei conti “se mettiamo a nostro agio qualcuno, questo si rilasserà e mostrerà la sua vera natura” (Nardone, 2014)

E tu, ti sei mai trovato in una di queste situazioni? I tuoi autoinganni, le tue profezie che si autoavverano come sono? Positive o negative? Se ti va raccontaci la tua storia oppure scrivimi in privato se sei curioso e hai bisogno di altre informazioni!

Informazioni su Dott.ssa Chiara Illiano

Psicologa, psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica. Coordinatrice Area Psicologica Associazione Hikikomori Italia per il Lazio Formatrice e docente.
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