Come sopravvivere alla fine di una storia

4373811197_1672ff7c01_oQuanti di voi si sono trovati a dover vivere la dolorosa fine di una storia? Quante domande vi siete posti? quanto tempo avete passato a chiedervi “perchè?”, “cosa ho fatto di sbagliato?”

Quando conosciamo una nuova persona iniziamo a sentire le cosiddette “farfalle nello stomaco”…tutto sembra più bello, più colorato, più luminoso. Ci immaginiamo di poter finalmente costruire il rapporto ideale tanto sognato sin dall’adolescenza!

Ma ad un tratto tutto può cambiare…ed ecco lì che arriva la sofferenza, la frustrazione e a volte anche un senso profondo di impotenza…capita sovente di incontrare la “persona sbagliata”. Tuttavia non dobbiamo trascurare il fatto che i nostri pensieri e il nostro atteggiamento verso gli altri, ma soprattutto verso noi stessi, possono fare la differenza…

Vi propongo un articolo sull’argomento che ho scritto qualche tempo fa…

Quante volte ci siamo sentite dire, o abbiamo pronunciato noi stesse, la seguente frase: “perché non gli piaccio?

Un tormentone che per noi donne nasce sin dall’adolescenza, dal primo amore che ci fa battere il cuore e che ci portiamo dietro nel corso degli anni, nonostante una apparente maturità che, di fronte ai “fatti di cuore”, molte volte scompare come neve al sole.

Questo è l’amore: un cuore che batte, un pensiero quotidiano fisso, uno sguardo sognante, le famose farfalle nello stomaco…l’amore dovrebbe essere qualcosa di positivo, che ci arricchisce e che ci fa sentire meglio.
In alcuni casi, però, si trasforma esattamente nell’opposto: sofferenza, dolore, ansia, umiliazione, senso di inferiorità.
Ma che ruolo abbiamo noi nel determinare se una relazione ci renderà felici o ci farà soffrire?

C’è chi dice che proprio l’amore sia il motore della nostra vita e nel corso della mia carriera di psicoterapeuta ho incontrato molto spesso persone che hanno chiesto aiuto proprio per problematiche relazionali.

Una relazione è definita come “rapporto, legame o vincolo reciproco” (dizionario Treccani) . Il termine non è quindi riferito solo ed esclusivamente ad una sfera sentimentale, ma ad ogni tipo di rapporto che vede come protagoniste due o più persone che condividono  emozioni, intenti, condizioni di vita, etc.

Nella maggior parte dei casi le donne, ma sovente anche gli uomini,  in questione lamentavano una scarsa capacità di individualizzarsi nella relazione, di assumerne il “potere”, inteso come senso di autoefficacia, ossia come convinzione di poter affrontare al meglio le situazioni in cui ci si viene a trovare, di agire affermando i propri bisogni e sentendosi libere di essere se stesse. Molto spesso queste persone si sentivano “vittime” dell’altro, dei suoi desideri, delle sue necessità e della paura che prima o poi tutto potesse finire, che potessero stufarsi di loro.

E tutto ciò non solo durante una relazione consolidata, ma anche all’inizio, nella fase dell’innamoramento, quando tutto dovrebbe essere semplice, spontaneo e bello.

Da cosa deriva ciò? Sicuramente dalla paura, ma anche dall’insicurezza. Dalla percezione di sé come debole, inferiore, come qualcuno che non può meritarsi nulla…tutte noi abbiamo sperimentato nel corso della vita questa sensazione, soprattutto durante la fase adolescenziale, e molto spesso ci troviamo bloccate in una trappola da cui a stento riusciamo ad uscire.
no_happy_end_for_this_story_by_le_dogNella nostra mente si affollano dubbi e domande, ci chiediamo “dove ho sbagliato?”, “che cosa ho che non va?”, “perché non gli piaccio?”. Ebbene, questo è il primo errore da non commettere mai! Non si tratta di sbagli, di errori, di mancanze!

Certo, una sana autocritica è sempre costruttiva e utile, ma il problema sorge nel momento in cui la nostra mente si blocca ossessivamente in questa ricerca spasmodica di eventuali cause alla base di una frequentazione finita male, di una relazione andata a monte, e, in questa situazione, ci dimentichiamo del nostro ruolo, ci chiudiamo in una posizione di sottomissione in cui la nostra autostima viene messa in un angolo.
Molte volte siamo persino in grado di imputarci carenze ed errori che non sono nostri.
Il tutto confluisce in una drastica caduta della nostra autostima, autonomia e persino della capacita di agire. E’ come se la mente andasse in tilt. Diventiamo vere e proprie vittime di noi stesse, mentre l’unica domanda che in certi casi dovremmo farci è: ma lui mi piaceva veramente?

Questa è la chiave della questione, quella che apre nuovi mondi, nuovi modi di vedere quel rapporto che fino ad allora ci aveva tolto forze e speranze. Troppo prese dall’analisi delle nostre azioni e comunicazioni, abbiamo dimenticato la componente fondamentale: in una relazione si è sempre in due!

Ritrovare una posizione attiva, assertiva e costruttiva, questo è il fine di ogni terapia e questo è l’obiettivo che dobbiamo restituire a noi stesse.
Molto spesso nelle relazioni siamo talmente tanto attente a dare il meglio di noi che non riflettiamo su quello che ci sta dando l’altro.

  • È veramente quello che vogliamo?
  • Ci fa stare bene?
  • Siamo sicure che sia la persona con cui vogliamo passare del tempo e condividere parte della nostra vita?

Cambiando il nostro modo di percepire e vedere la realtà, cambia anche il nostro modo di posizionarci rispetto ad essa, si modificano le comunicazioni che inviamo, il nostro modo di agire, le relazioni che instauriamo e migliora la qualità della nostra vita.

Come affermano Nardone e Watzlawick (1999), due dei più grandi esperti della comunicazione umana, la vita è fatta di profezie che si autodeterminano, ossia “effetti immaginati producono cause concrete; il futuro (non il passato) determina il presente; la profezia dell’evento porta al realizzarsi della profezia”.
love-177785_1280Sta a noi creare profezie costruttive e in grado di indirizzare al meglio i nostri sforzi: il solo credere che tutto andrà male ci porterà a mettere in atto azioni in grado di confermare questa “profezia”. Nel nostro caso, il solo pensare di essere “sbagliate” ci porterà ad agire in modo “sbagliato”!

L’essere invece consapevoli delle nostre qualità, delle capacità e possibilità, di ciò che vogliamo e che non vogliamo, ci aiuterà a ricercare quelle persone che veramente ci piacciono e che siano in grado di donarci quel qualcosa in più, una ricchezza ed un benessere che dovrebbe accompagnare ogni storia sentimentale.

E ricordiamoci sempre che “se una persona non ha il desiderio o il coraggio di rischiare per te, non vale la pena di correre il rischio di stare con lei”  (G. Nardone, 2007)

Questo articolo ti è stato di aiuto? ti ha fatto riflettere? ti ci sei ritrovato/a?
se ti lascia un commento oppure scrivimi in privato!

Informazioni su Dott.ssa Chiara Illiano

Psicologa, psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica. Coordinatrice Area Psicologica Associazione Hikikomori Italia per il Lazio Formatrice e docente.
Questa voce è stata pubblicata in Amore e Relazioni, Articoli e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...