L’importanza di ESSERCI

L’altro giorno su internet ho trovato questa immagine che mi ha fatto riflettere sulle relazioni, l’ascolto e la capacità di aiutare gli altri; riflessioni che uno psicologo non può, e non deve, tralasciare.

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Quanta verità in una semplice frase…

Sovente mi capita di parlare con amici e conoscenti, ma anche di scambiare due parole sui social con “sconosciuti”, che mi chiedono aiuto perché non sanno come comportarsi in una situazione particolare che coinvolge una persona a cui tengono (un lutto, una perdita, una separazione, o anche solo un problema di vario genere/ difficoltà quotidiana): “tu che sei psicologa, cosa devo fare?”.

Iniziamo con il sottolineare che le “relazioni di aiuto” prevedono una formazione (di anni) per acquisire modi di comunicare, tecniche e competenze per affrontare, agire e, soprattutto, sostenere persone che vivono situazioni “particolari”. Ma non bisogna essere psicologi o psicoterapeuti per stare vicino e ad una persona che vive un momento difficile…bisogna “solo” essere EMPATICI!

benevole51) Prima regola: Empatia significa “mettersi nei panni dell’altro” e non si può fare se, in primis, non si ASCOLTA! La prima componente dell’ascolto attivo è quella che noi, in termini tecnici, chiamiamo sospensione del giudizio: l’altro non è noi, non ha la nostra visione del mondo, le nostre strategie di soluzione dei problemi, non agisce o pensa come faremmo noi! Ciò che proviamo, ciò che va bene per noi è differente! Questa è la prima cosa da considerare! Sospendere il giudizio significa ascoltare quello che l’altro dice, fargli domande, avere una comunicazione non verbale adeguata (annuire o avvicinarci quando opportuno, sorridere o “crucciarsi” quando sentiamo che è il momento etc…). Ascoltare significa prestare massima attenzione all’altro e alle sue parole e SOLO a lui! Non è il momento di guardare il telefono, rispondere ad un messaggio, girare lo sguardo verso uno stimolo esterno o altre fonti di distrazione. E non dite “ti sto ascoltando lo stesso” perché questo non è possibile! I miei pazienti non mi hanno mai visto con il telefono in stanza quando faccio terapia.

Ricordiamoci che l’altro ci sta facendo un dono prezioso: si sta fidando di noi, ci sta confermando come persona “speciale”, sta condividendo la parte più dolorosa di sé, si sta mettendo a nudo…

Vi siete mai sentiti dire “possiamo anche solo stare in silenzio, l’importante è che tu ci sia!”? Molto spesso siamo noi a voler per forza trovare una soluzione ai problemi degli altri, mentre i nostri amici, compagni, parenti hanno solo bisogno di qualcuno che stia con loro in quel momento e che sia in grado di farsi carico di un po’ di quelle emozioni che sentono essere destabilizzanti in quel preciso momento. Tutti noi abbiamo bisogno di una persona che ci dica “io sono qui per te, solo per te! Io ti capisco e ti sono vicino!“.

2. La seconda regola, quindi, è essere capace di accettare la frustrazione di non poter sempre aiutare qualcuno! Pensiamo ad una persona che ha appena vissuto un lutto: come possiamo solo pensare di risolvere il suo problema? Anche noi terapeuti sappiamo che in una prima fase non ci sono strategie da adottare…la persona deve solo passarci attraverso! Vivere quel dolore ed elaborarlo, per quanto faccia paura…ed è lì che noi siamo preziosi! Non spaventandoci di quel dolore, non cercando di negarlo, ma solo prendendogli la mano dicendo “sono qui a camminare con te per attraversare questa fase della vita che tanto ti spaventa e ti fa male”.

Sapere di non essere soli è già parte della “guarigione”!

abbraccio-810x5403) Un’altra regola, la terza, di un “perfetto” (che di perfetto non c’è mai nulla e lo vedremo proprio ora) caregiver è quello di non giocare ad essere forti! Se ci scende una lacrima, se siamo preoccupati, se quello che ci sta dicendo ci colpisce emotivamente, non dobbiamo negarlo…perchè ricordatevi che la comunicazione non verbale o paraverbale ci tradisce sempre! Molte ricerche hanno dimostrato che i malati di cancro allo stato terminale hanno spesso vicino persone che cercano di normalizzare la situazione, di negare quello che sta accadendo e, appunto, dimostrarsi forti…tutto ciò non aiuta quella persona! Ovviamente non si deve, al contrario, avere un atteggiamento pessimista, vedere tutto nero e trasmettere all’altro le proprie angosce! Ma dimostrare di essere addolorati, di condividere la sua paura e di comprenderla, fa sentire l’altro accettato e accolto. Se io sto male e vedo l’altro che sdrammatizza, normalizza o mostra freddezza, di certo non mi sentirò compreso e questo mi porterà a chiudermi (e forse a sentirmi anche uno stupido). Il dolore va elaborato e noi dobbiamo far si che l’altro capisca che lo sentiamo anche a noi e che non c’è nulla di sbagliato nel provare emozioni negative perché significa che siamo umani, che amiamo qualcuno e che ci fa stare male vederlo così.

4) L’ultima regola che voglio aggiungere è ESSERE INTERESSATI: non diamo la nostra disponibilità o il nostro tempo se non siamo realmente interessati a quella persona o alla sua situazione! Non c’è qualcosa che ci obbliga ad esserci, non dobbiamo vestire per forza il ruolo del buon samaritano, non c’è un paradiso da conquistare! Ricordatevi sempre che l’altro se ne accorge prima o poi…e di certo non gli sarete d’aiuto…

Tanto altro ci sarebbe da dire, ma spero che questo articolo possa essere di riflessione per chi, qualche volta, mosso dalle migliori intenzioni si è chiesto “cosa posso fare per aiutarlo/a?” e non ha agito proprio per paura di sbagliare! Non c’è mai un comportamento giusto o sbagliato da adottare se le nostre azioni sono motivate da un vero interesse…bisogna solo agire!

 

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Informazioni su Dott.ssa Chiara Illiano

Psicologa, psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica. Coordinatrice Area Psicologica Associazione Hikikomori Italia per il Lazio Formatrice e docente.
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3 risposte a L’importanza di ESSERCI

  1. amleta ha detto:

    Esserci soltanto? Ma quando mai! Tutti ti usano, vogliono favori, abusano, ti sfruttano. Da quando vivo in veneto ho dovuto modificare e resettare molte cose di me perchè qui si usa così.

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    • Cara Amleta, mi dispiace molto leggerti così sconfortata e triste rispetto alle esperienze che hai vissuto…noi abbiamo una grande responsabilità verso noi stessi, ossia quella di saper scegliere con chi stare. Persone belle ce ne sono, saranno poche ma tutte le incontriamo se ben predisposti…io ti auguro che presto cambierai idea.
      Intanto ti invio un caso saluto

      Piace a 1 persona

  2. Pingback: Tutti gli errori da non commettere con una persona che sta vivendo un momento difficile | Dott.ssa Chiara Illiano

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