[Articolo scritto congiuntamente dalla Dott.ssa Rosanna D’Onofrio e dalla Dott.ssa Chiara Illiano]
Nel precedente articolo abbiamo affrontato la famiglia dell’hikikomori e ipotizzato alcune correlazioni con l’insorgenza del fenomeno. In questo vogliamo trattare l’importanza del supporto psicologico dell’intero nucleo familiare e soprattutto, laddove è presente, della coppia genitoriale.
Sono molti ormai a sostenere il ruolo fondamentale della famiglia tra le possibili cause del ritiro. Quando un individuo sceglie volontariamente di isolarsi, lo fa nel posto che ritiene più sicuro, lo fa in casa propria, nella propria cameretta che diventa la zona franca dove poter portare avanti il proprio progetto di vita.
Questa chiusura verso il mondo esterno, specialmente nei casi gravi di ritiro, crea delle ripercussioni su tutto il sistema famiglia soprattutto per quanto riguarda le dinamiche relazionali ed affettive. Tutto ciò crea, nelle figure genitoriali, un sentimento di impotenza. I genitori sperimentano angoscia e paura, sono disorientati e non capiscono come mai quel figlio tanto bravo, socievole e attivo, improvvisamente decida di cambiare, di abbandonare la scuola o il lavoro, le attività sportive, allontanare il gruppo dei pari, in favore di un mondo tutto suo fatto di relazioni virtuali e di attività confinate all’interno delle mura domestiche.
Già i nostri colleghi giapponesi hanno sostenuto, prima di noi, l’importanza del sostegno familiare che impedisca ai genitori di sentirsi socialmente isolati e di essere eccessivamente coinvolti nei problemi del loro figlio in ritiro. Si, perché l’avere un figlio hikikomori in casa può far sentire spaesati e soli.
Ecco perché nel 2010 il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha pubblicato la prima linea guida in cui è raccomandato un intervento in 4 fasi dove il supporto familiare è alla base del trattamento. In Giappone, infatti, prima di intervenire sul soggetto in ritiro, si interviene sulle dinamiche familiari che possono essere la concausa dello sviluppo del fenomeno. Solo successivamente, si passa all’intervento sul ragazzo.
Anche noi, crediamo fermamente che alla base del processo di risoluzione del ritiro ci sia l’intervento sulla coppia genitoriale e, in alcuni casi, sull’intera famiglia.
Nel nostro lavoro con l’Associazione Hikikomori Italia abbiamo potuto constatare che di fondamentale importanza è l’assumere una prospettiva sistemica che inquadri il disagio non come un problema solo del singolo ma dell’intero nucleo familiare.
È molto raro che sia direttamente l’hikikomori a contattare un professionista e, parlando con loro, nella maggior parte dei casi, ci si rende conto che non sono assolutamente consapevoli di avere un disagio. Anzi, per loro il disagio è dei genitori.
La presa in carico di un individuo che sceglie volontariamente di ritirarsi è un processo complesso e delicato. Il primo contatto quindi, viene instaurato tra lo psicologo e i genitori che vengono presi in carico dopo aver seguito tutti gli steps del programma dell’Associazione :
STEP 1 – Accogliere i genitori nel nostro gruppo nazionale di mutuo aiuto online, in modo che possano cominciare a confrontarsi e capire in questo modo quali atteggiamenti sono positivi e quali invece negativi.
STEP 2 -Apprendere la natura del problema e le sue dinamiche attraverso articoli, video e post. L’auto-formazione è un passaggio fondamentale perché i genitori sono i primi “co-terapeuti”.
STEP 3 – Includere i genitori nei nostri gruppi regionali in modo che possano partecipare fisicamente agli incontri in presenza di un nostro psicologo (specializzato su questo tipo di problematica), aumentando ulteriormente la propria consapevolezza nei confronti del problema.
STEP 4 – Impegnarsi attivamente nelle azioni di sensibilizzazione dell’Associazione. Questo perché lo aiuta a spostare il focus del problema (e quindi anche la propria ansia e la propria paura) dalla condizione specifica del figlio, ad una visione più generale.
STEP 5 – Arrivati a questa fase, in base alla nostra esperienza, l’approccio al problema del genitore sarà migliorato e, conseguentemente, anche la condizione del figlio, che tenderà a riaprirsi con lui.
STEP 6 – A questo punto, e solo a questo punto, l’hikikomori, supportato da una rinnovata relazione di fiducia con i genitori (è fondamentale la complicità di entrambi) può essere aiutato a intraprendere un percorso di risocializzazione supportato, qualora fosse necessario, da una figura professionale competente. Tutto dovrà essere totalmente concordato e nulla dovrà essere fatto alle sue spalle. È necessaria una relazione di totale trasparenza.
Solitamente veniamo contattate dai genitori di questi ragazzi, i quali, dopo aver seguito tutti gli steps del programma dell’Associazione, vengono nei nostri studi e ci espongono il problema.
Una strategia che effettivamente sembra funzionare è il far spostare il focus del problema da individuale a sociale.
Questo sembra funzionare molto perché i genitori cambiano approccio verso il proprio figlio in ritiro. Avviene il cosiddetto “cambio di prospettiva” che consente ai genitori di assumere una maggiore consapevolezza verso il disagio del loro figlio, non sentirsi più in colpa e quindi abbassare i livelli di ansia che solitamente viene proiettata sul ritirato sotto forma di pressione sociale. Questo cambio di prospettiva, a lungo andare, facilita un dialogo familiare. Il clima in casa si distende perché i genitori iniziano a non sentirsi più soli ad affrontare questo cambio repentino nella modalità di relazione del proprio figlio in ritiro. Solo a questo punto si può tentare di ristabilire un primo contatto tra i genitori e il figlio attraverso una comunicazione diretta e non giudicante.
Appare chiaro come di fondamentale importanza sia la presa in carico dell’intero sistema famiglia e il supporto alla genitorialità, al di là della psicoterapia, appare essere un punto fondamentale nel trattamento dei ritirati sociali.
Nei casi gravi di ritiro, oltre alla presa in carico genitoriale, può essere messo in atto un intervento domiciliare volto ad “entrare” con delicatezza e cura nel mondo della persona e finalizzato, oltre a creare una relazione, ad attivare le risorse ormai sopite.
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