Leader vs Capo: le vostre testimonianze

Poco tempo fa ho pubblicato un articolo sulla fantomatica figura del leader, questa volta la “palla” passa a voi.

Ho raccolto due testimonianze, una di chi ha avuto la “fortuna” di incontrare sul suo cammino un vero Leader, l’altra di chi combatte tutti i giorni per non soccombere ad un capo poco leader e molto autoritario.

z3j79yMa andiamo con ordine e facciamo un breve excursus sull’altro lato della medaglia, quello del capo fantozziano che tutti temiamo e che sovente incontriamo sul nostro cammino.

Quali sono le sue caratteristiche? E cos’è che lo rende così diverso dal leader di cui abbiamo parlato?

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Cos’è la manipolazione mentale? E perché tutti possiamo esserne vittime?

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Tempo fa, navigando in internet, mi sono imbattuta in un articolo titolato “Michelle Hunziker: Io prigioniera di una setta”. Da psicologa non potevo rimanere impassibile e così ho aperto il link e, tra i vari racconti della showgirl, il mio sguardo si è soffermato (per ovvi motivi!) su questa frase: «Mi ha fregato così, restituendomi l’amore di mio papà. Avrebbe potuto dirmelo uno psicologo, ahimè mi sono imbattuta in lei».

Perché si, siamo tutti un po’ psicologi, ma ciò che fa la differenza è la REALE capacità di aiutare qualcuno in difficoltà supportata da strumenti diagnostici, di intervento e di verifica validi; strumenti che, nel campo della salute mentale, solo uno psicologo abilitato (o uno psichiatra) possiede.

Ma non è questo di cui volevo parlare…

Quando è uscita fuori questa notizia, molti amici e conoscenti mi hanno chiesto come sia possibile che qualcuno riesca a “cadere” in una trappola del genere. E’ scarsa competenza intellettiva? Scarsa cultura? Debolezza? Bassa autostima e insicurezza?

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Alla ricerca del misterioso Leader perduto: tanti ne parlano ma pochi lo hanno incontrato!

 

What-makes-a-great-leader.pngNegli ultimi anni, nella mia attività professionale, ho notato un incremento notevole di persone con problematiche lavorative (conflitti, mobbing etc…).

Cosa è cambiato negli ultimi tempi? Sicuramente la crisi economica che ha colpito il nostro paese non ha aiutato a favorire un “clima” lavorativo adeguato e collaborativo ma, molto spesso, siamo anche noi che – come in ogni ambito della nostra vita – siamo preda di emozioni, percezioni, pensieri e re-azioni dettate dall’istinto (passatemi il temine non corretto professionalmente) che ci porta ad analizzare le situazioni, a trarre conclusione e ad agire poi in modo non funzionale né per noi stessi né per gli altri.

Credo di non esagerare dicendo che gran parte di noi ha vissuto, o sta vivendo tuttora, situazioni difficili a livello lavorativo e, nella maggior parte dei casi, quando ti ritrovi a chiedere cosa succede, ti viene risposto che è colpa del “capo”.

thumbnailCA7DFP402Sicuramente gestire una realtà organizzativa non è facile, lo stress è elevato, le scadenze, gli obiettivi da raggiungere etc etc… e ricordiamoci sempre che, molto spesso, il nostro capo ha anche lui (o lei) un altro capo che probabilmente percepisce come voi state percependo lui/lei.

Non crediate quindi di essere i soli e vivere momenti di difficoltà…molti manager (coscienziosi) si rivolgono a professionisti esperti per superare fasi “critiche” o per migliorare le proprie competenze comunicative e relazionali a livello lavorativo e trasformarsi da “capo” a “leader”.

Ma chi è questo leader? questa fantomatica figura che poche volte incontriamo nella nostra vita e che io stessa, non solo a studio, anche durante i corsi che tengo come formatrice/docente per dipendenti ho sentito nominare poche volte…

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(ri)comincia a vivere, abbandona i rimpianti!

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In questi anni tante persone sono entrate nel mio studio e per i motivi più disparati: problemi di ansia di vario genere, difficoltà comunicative e relazionali, disturbi dell’umore, problemi lavorativi etc etc… ma un filo sottile accomunava quasi tutti.

Era un compagno “oscuro” che costantemente li prendeva per mano e li faceva sentire ancora più fragili di quanto già si percepissero a causa della loro difficoltà presente: la sensazione di aver perso. Nello specifico, aver perso tempo!

“Gli anni passati non torneranno”

“Sento di aver perso così tanto tempo che la mia vita mi sembra finita”

“Se potessi tornare indietro”

Queste e tante altre frasi emergevano ed emergono in quello che noi chiamiamo “setting terapeutico”.

E lo sentivi, lo senti, il dolore…la mancanza…il rimpianto. A te, terapeuta, colpisce come un pugno nello stomaco; forse perché, a volte, sai che riguarda anche te!

Chi di noi non lo ha mai detto? Forza, alzi la mano chi non lo ha mai fatto!

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Riflessioni psicosomatiche di una psicologa influenzata: tra emozioni e pensieri

In questi giorni una gran parte degli italiani è a casa combattendo contro l‘influenza di stagione. No, non sono un medico, quindi non entrerò in discussioni mediche; ma sono una “vittima”, una vittima di questa influenza a quanto pare decisamente “potente”.

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Sto male dal 22 dicembre e tutt’oggi sono in convalescenza. Malessere, disagio, noia…queste e altre sono le sensazioni che ho provato durante questo periodo!

Ma da brava psicologa, ho avuto anche modo di assistere ad un fenomeno particolare, ovviamente conosciuto e documentato da secoli: l’influenza reciproca tra mente e corpo.

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Buon Natale…o quasi! quando le feste diventano un peso per l’anima

29416-NXL0ACRipropongo con piacere un articolo che scrissi qualche anno fa per il sito “Psicologia ok” e che fu ripreso anche dal noto mensile Natural Style (“Trasforma in paradiso l’inferno delle feste”),  che, per l’occasione, mi fece qualche domanda sul tema.

Colgo l’occasione per augurare a tutti Buone feste e, ovviamente, Buona lettura!

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Comunicazione e relazioni: come iniziare a “costruirsi” una vita felice o almeno non rovinarsela per sempre!

Nello scorso articolo abbiamo parlato dell’importanza dell’ascolto e del pericolo insito dietro la formazione di pregiudizi e stereotipi. Abbiamo accennato al potere dell’ etichetta. Ma che cos’è nello specifico?

modifiche-di-vendita-con-trama_23-2147503621La teoria dell’etichettamento (Labelling Theory) è una teoria sociologica nata nell’ambito della devianza che può essere però estesa ad una pluralità di situazioni. Tale teoria afferma il potere di un etichetta (es quella di “criminale”) che porterebbe la persona ad agire assumendosi il ruolo che gli è stato assegnato.

Quanti genitori avete sentito pronunciare le seguenti frasi? Sei tutto tuo padre – mio figlio è come il nonno – non è come il fratello che è un angelo…queste forse non sono etichette?  Sicuramente il genitore, fattasi questa idea, si comporterà con lui cercando tutte le variabili che in grado di confermare la sua ipotesi. Come dovrebbe comportarsi (o non comportarsi) di conseguenza  il bambino di turno? Esattamente come viene “suggerito” implicitamente dalla madre, dal padre, dalla nonna, dal nonno etc…

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Chi sa comunicare è prima di tutto in grado di ascoltare!

3133347219_37b8cccdc3_oLa volta scorsa (vedi articolo) abbiamo “assaggiato” il primo ingrediente per una buona comunicazione interpersonale, ossia una congruenza tra comunicazione verbale, non verbale e paraverbale. Oggi vediamo altri due ingredienti di un comunicazione efficace!

  1. Chi sa comunicare è prima di tutto in grado di ascoltare!

Per riuscire a comunicare in modo efficace bisogna imparare in primis ad ascoltare…ho detto ASCOLTARE, non SENTIRE! Quasi tutti infatti siamo naturalmente e costituzionalmente dotati di un sistema uditivo in grado di recepire i suoni esterni…ma quanti di noi sono in grado di ascoltare?

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Il fantastico mondo della comunicazione umana…come uscirne vivi (e magari soddisfatti)!

question-679997_1280“ma no, ma non è quello che intendevo io!”,“tu non hai capito!”, “possibile che devi sempre fraintendere le mie parole?”

Quante volte ci siamo trovati a dire o a sentirci dire queste frasi? Quante volte ci siamo trovati ad essere certi di ciò che dicevamo e del modo in cui lo dicevamo per poi renderci conto che il tutto veniva frainteso? Quante volte ancora ci siamo sentiti impotenti di fronte ad una comunicazione, come se stessimo parlando con un muro ?

L’altro giorno un’amica mi ha scritto “Chiara, perché spesso si crede di essere chiari nell’esprimere un pensiero/stato d’animo (a volte perfino ovvi), mentre l’interlocutore proprio non ci arriva?”

Ecco, benvenuti nel fantastico (a volte neanche tanto) mondo della comunicazione interpersonale!

Ho deciso di dedicare una serie di articoli al tema della comunicazione che, essendo argomento vasto, non era possibile racchiudere in un unico post. Iniziamo da questo…

Innanzitutto togliamoci dalla testa che sia l’altro a non arrivarci…o meglio, non diciamoglielo! Il primo errore da non fare è proprio questo: accusare l’altro apertamente di non aver capito, di aver frainteso o di non arrivarci. Anche se magari può essere vero, lo mettiamo subito in una posizione “difensiva” che fa scattare la sua reazione negativa e, nel migliore dei casi, fa chiudere la conversazione. Iniziamo poi a considerare il fatto che forse noi non abbiamo espresso il concetto in modo chiaro, congruente e comprensibile e aggiungiamo “forse non mi sono spiegato/a bene…”. Questa ultima frase, apparentemente semplice e banale, rasserena gli animi e permette di continuare il discorso e, eventualmente, di chiarificare la nostra posizione.

Ma andiamo con ordine…che cos’è la comunicazione?

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Il caso delle terapie riparative…inutili e dannose!

gay_rights_persuasive_essay_by_creativeowl1998-d394x66Visto che in molti, avendo visto la mia foto da psicologa “che non ripara”, mi hanno chiesto cosa fosse successo ho deciso di dedicare uno spazio a questo delicatissimo ed importantissimo argomento sul mio blog!

Negli ultimi giorni sono rimasta molto colpita da quanto accaduto all’interno del panorama psicologico italiano: proprio mentre a livello internazionale viene sostenuta a gran voce l’inefficacia delle cosiddette “terapie riparative” (anche il presidente degli Stati Uniti Obama recentemente si è pronunciato a favore della messa al bando di tali terapie che avrebbero spinto al suicidio Leelah Alcorn, 17enne transgender che  lamentava le pressioni di una terapia impostale per farla tornare ragazzo ed eterosessuale), nel nostro paese il CNOP (Consiglio nazionale ordine psicologi) pubblica sulla sua pagina facebook il link ad un articolo uscito su La Croce, di Mario Andinolfi, che sostiene proprio le terapie riparative.

Tutto ciò ha suscitato il mio sdegno e quello di migliaia di colleghi psicologi che si sono subito mobilitati chiedendo, tra l’altro, una presa di posizione netta del Consiglio contro le terapie riparative, la rimozione del post e del gestore della pagina FB…a distanza di giorni siamo ancora in attesa di una risposta!

Anche i singoli ordini regionali hanno fatto sentire la propria voce, partendo da Nicola Piccinini, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio ed un gruppo di psicologi ha creato (già prima dell’ accaduto) il gruppo Facebook #iononriparo, chiedendo ai colleghi di “metterci la faccia” esprimendo la propria posizione contraria.

Ma cosa sono precisamente queste terapie?

Le terapie riparative (o di conversione o di riorientamento sessuale), sono quegli interventi volti a modificare l’orientamento sessuale di una persona, dall’omosessualità all’eterosessualità, o eliminare/ridurre desideri e comportamenti messi in atto.

 

Per appronfodire l’argomento vi riporto il comunicato dell’Ordine degli Psicologi dell’ Emilia Romagna che, inquadrando la situazione ed il contesto di riferimento, spiega perché siano inutili (E DANNOSE) le terapie riparative e pone l’accento sul nostro codice deontologico che, forse, alcuni colleghi hanno dimenticato ma che io, personalmente, condivido in pieno ed in cui credo fermamente!

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